Systematic Review —> Vita da Sìngol: lo stato dell’arte.

Mi sa che c’è in giro una brutta malattia da qualche settimana, vorrei sbagliarmi ma i fatti parlano chiaro:

1 – ho infilato nel blogghino almeno due Minestrine di Cavoli Miei e mezza, sempre nelle ultime settimane;
2- la sindrome premestruale mi s’è protratta per una settimanella in maniera -credetemi signori- tangibile, che poi c’ho un carattere un pelìno difficile di base si sa, ma insomma…;
3 – una delle mie migliori amiche è stata lasciata dal Sommo Deficiente che è il suo ormai ex ragazzo, il quale ha fatto cortesemente presente il bisogno d’infilare il suo membro altrove, non so se mi spiego, peròlui la ama, effigùrati, mica non la ama;
4 – un’altra delle mie migliori amiche sta vivendo come un’eremita causa preparazione esame e nei rari momenti che ci vediamo scopriamo di odiare tutt* e apprezzare solo la reciproca compagnia;
5 – Vagina e la Spora hanno scritto rispettivamente questo e questo;
6  – su Facebook impazzano link come questo e questo;
7 – ci si mette anche l’Oltreuomo a tirar fuori una roba come questa;
7 – ho frignato su HIMYM 9×12 ed anche su The Carrie Diaries, il che credo sia riassumibile come: “Omfg pull yourself together girl for fuck’s sake“. Senza punteggiatura, sì.

E, dato che oggi ho nutrito l’anima e placato i sensi di colpa presentandomi al corso Bibliografia della Tesi How To For Dummies so anche cos’è una systematic review e mi appresto a:

1 – dire la mia sullo stato dell’arte per quanto riguarda il tema”Vita da Sìngol Precarie negli anni dieci”.
Che poi parlare di opinioni nello stato dell’arte è un ossimoro, lo stato dell’arte si valuta tramite osservazioni obiettive di lavori scientifici, ma tant’è, a me è sempre piaciuto traslare concetti in maniera poco consona.
Sottolineo inoltre il  “precarie” in quanto mi preme darmi un tono, come al solito, e non fare la post-adolescente in crisi di nervi che parla solo di approcci orrendi, tipi improbabili e sesso occasionale. Ce ne sono già troppe in rete.
2 – …però anche di minchiate, eh. Fare il mio primo very post sulla vita da sìngol è mica roba da poco. Questa condizione m’attanaglia da più di due anni, non scriverne e fare quella che “mbè tanto faccio Medicina per cui fottesega” forse finora è stata una forma di difesa o nonsoché, ma è il momento adatto: come diceva Vagina noi scriviamo per esorcizzare determinati giri mentali altrimenti inestricabili e riorganizzare tutto ciò che abbiamo dentro eccetera. So… Let’s give it a try.

E insomma sì ci siamo, è proprio il caso.
Drumrolls…

PARTE #1: Tre cose fighe ma fighe davvero dell’essere sìngol

1 – RISCOPERTA DELLE AMICHE
Qualunque pulzella sia stata a lungo invischiata in relazioni serie per poi finire scaraventata in Sìngol zone *sa* che è la parte in assoluto migliore di questo cambio di situazione per altri versi detestabile.
Non mi riferisco alla fase in cui vai a costituire il maggior produttore di lacrime del Paese. NON sto parlando di quella fase in cui la tua attività principale è maledire ogni Suo aspetto, dal gatto fino al Suo modo indubbiamente odioso di stare seduto, per esempio. E mangi come una forsennata, e ti chiedi cos’hai che non va e ascolti Fix You fino a che anche i tuoi vicini la sapranno a memoria, anche se hanno ottant’anni e non parlano l’inglese di Chris Martin. NON quella.
NON alludo neanche alla fase ipermaniacale in cui si è libere da un ipotetico fidanzato che era diventato un peso insostenibile, e allora in preda all’ormonellòsi(di cui parlò un’ex single onorabile, LaCocchi, sempre sia lodata, e scrivilo un post ogni tanto, no?), si esce e non si è completamente sé stesse per dei mesi di mindless sex.
NON stavo nemmeno pensando alla variante Cocchiana della men detox, c’est à dir” l’Odio Totale Globale” correlato a picchiata del pH fino a -37 nei confronti di qualsiasi portatore sano o meno di pène.

Stavo pensando a ciò che succede quando tutte le svariate forme di psicosi inevitabilmente vengono dalla pulzella superate ed ella torna sé stessa.
Ovviamente considero quei casi in cui si ha il permanere di uno status di singletùdine. Risorgere dall’abisso perché si è trovato un altro signore meritevole del nostro amore o è culo o non sai stare da sola, e lì non ci addentriamo – comunque in quell’ultimo caso mi stai sulle scatole, bellamìa.

Io parlo della Normalità associata alla Singletudine.
Scenario: sei nel pieno delle tue facoltà mentali ma ogni tanto ti trovi a dire che no, tu il ragazzo non ce l’hai.
Cosa succede? Succede che il sole prima di tutto sorge lo stesso, cosa che mai avresti creduto possibile. Succede che le dinamiche si modificano completamente e non saprei nemmeno dire perché. Ma basta una fidanzata in più o in meno nel gruppo per capire che o si è una squadra o si è una folla di persone che si vogliono bene ma vivono su due barricate distinte, proprio come diceva Carrie. Mi è capitato d’invidiare(HIMYM 9×12, i miei compagni di corso M. e I. che si sono laureati INSIEME, hanno sempre studiato INSIEME, sono carini, simpatici e belli come il sole e non lo fanno pesare per niente e LI ODIO) e, udite udite, d’essere invidiata da pazzi. Mi ricordo solo una sensazione peggiore di quando sono in tragedia e penso che non m’innamorerò mai più: il peso di una storia che va male. Una storia che va male si prende tutto di te avvolgendoti piano piano, come una coltre che si fa più pesante di giorno in giorno. Toglie la gioia e la toglie all’altro, sia che il peso sia dato dal tempo, dallo sfumare dell’amore o da eventi eclatanti come un tradimento o la distanza.
La cosa che mi stupisce è che sono sempre riuscita a scrivere poco del mio essere sola, ma potrei scrivere un’enciclopedia sullo stare con qualcuno e gestire le crisi. Non dico che avrei ragione, dico che è facile anche parlarne del fatto di essere in due.
Proiettarsi nella dimensione “coppia”, se la si è vissuta realmente anche molto tempo prima, è facile. Automatico un casino. Come andare in bicicletta.
Quando si comprende questo diventa ancora più difficile accontentarsi e non arrendersi. Vorresti che i ragazzi fossero solo quei fantastici giocattoli carini e divertenti, vorresti andare per la tua strada e non sentir parlare più chi sta dentro una coppia, perché loro che ne sanno? Che ne sanno del fatto che siamo tutti programmati per accoppiarci di default perdendo di vista la felicità?
Per questo le amiche che combattono la stessa guerra sono diverse e prendono il sopravvento di quelle che ormai dalla trincea sono uscite. Mettersi in trincea con quella squadra cambia tutto, e comprendi che prima quei rapporti li vivevi al 30%. Inevitabilmente. E’ sempre così. E dare il 100% alle amiche significa ricevere, se ne hai 3 o 4, almeno il 300 in più.

2 – NON DOVER SPIEGARE NIENTE ED ESSERE CHI VUOI ESSERE 24/7
Sarà che ho avuto tutti fidanzati rompipalle.
Sarà che, essendo io per prima una grandissima rompipalle, ho bisogno di qualcuno con cui essere polemica che sennò mi viene l’orticaria. Sarà questo ed anche altro, ma modellare la propria personalità è lo scotto da pagare per la persona che si ama. Io non ci credo alla sintonia perfetta “sempre per sempre”. Ha ragione Adam Levine, uno dei pochi uomini che “sì ciaòne fammi tua nobranopants”, a dire “it’s not always rainbows and butterflies, it’s compromise”.  E non farlo a volte è meraviglioso.
Quando un signorino ci piace evitiamo di mostrare determinate cose e se lo amiamo finiamo per metterle da parte. Finiamo col cancellare cronologie e lasciare solo i sitarelli hipster tipo l’Oltreuomo di cui sopra(perdonami Passador, sarai anche figo ma il tuo è un sito hipsterino, ammettiamolo). E ovviamente il collegamento rapido a Fenopy, Torrent e tutte quelle robe che servono per guardare le serie tv insieme. Odio. Finiamo per non mostrare quanto a volte siano pessimi i nostri gusti musicali, lo aspettiamo in casa mummificate nei fuseaux ed in una maglietta casual ma non troppo quando tutto ciò che vorremmo sarebbe sprofondare nei cookie pants di Elliot e restarci fino alle luci del giorno successivo. Vorremmo pensare cose, dirne altre, esprimerci sull’orrido gusto di sua madre, su quanto ci soffoca o su quanto quel suo amico sia completamente deficiente. Ma no.
Ultimamente mi piace scoprire ciò che mi piace davvero. FIlm, libri, blog, musica indecente. Outfits domestici improponibili. Prepararmi una ricetta nuova da sola, girare per casa in mutande, ballare nel corridoio ed essere pessima quando mi va.
Fumare, bere e fare ciò che voglio. A volte vedo coppie in cui uno limita l’altro così tanto che mi passa la voglia di tornare a giocare in quella squadra, coppie la cui attività principale sembra essere quella di giudicare gli altri e tenersi alla catena reciprocamente. Io ci sono stata alla catena, non in maniera drammatica, ma stare alla catena è tossico. Sembra quasi di non poter più fare a meno di tutti quei confini: il destino pare segnato, non esiste un’altra via. Lo status quo diventa ammorbante e più che star potentemente male si precipita in una sorta di incosciente malessere in cui tutto pare subdolamente normale, in realtà tutto ci sta passando davanti e noi siamo fuori.
Poi sì, ci sono anche quelle coppie invidiabili, quelle in cui le due personalità si fondono in un caleidoscopio meraviglioso ed allora tu al bancone ti senti di merda con quegli shottini da adolescente e quel fare da gallinella impazzita… Attorniata dalla tua meravigliosa squadra, anch’essa caleidoscopio d’amore, ma attratta da altri colori che ti luccicano accanto…

3 – CAPIRE CHE SEI TU E SOLO TU
Realizzare la fine dell’idillio è una cosa.
Lasciare la persona e affogare le abitudini in maniera che non si presentino alla tua porta facendoti sentire un troiaio è ben peggio.
La cosa migliore in assoluto è parlare con sé stesse. Non da psicopatiche davanti allo specchio maledicendo lui, i suoi occhi scuri e quell’oca della sua nuova ragazza. Ma rendersi conto che si ha un senso compiuto ed esplorare le nostre possibilità senza che sia l’Amato a farlo. Tutto ciò che non prende più lui dal tuo catalogo emotivo/intellettuale adesso è tutto tuo e devi guardarlo solo coi tuoi occhi. Assume una luce diversa e porta a mettersi in gioco di più.
Dopo essersi messe in gioco ed aver sbagliato viene il brutto, dal quale però riemergere da sole dà alfine una forza pazzesca, una forza che permetterò di interfacciarsi con la vita come mai sarebbe stato possibile. Sono tutte skills che un domani potrebbero tornare utili, mestiere che entra, esperienza, pugni ed occhi neri.
Ma si è sempre fiere di sé in fondo alla giornata. Anche se ci manca, anche se piangiamo, anche se ascoltiamo i Dire Straits(ogni riferimento a fatti, cose e persone è puramente casuale), anche se tiriamo i pugni nel cuscino. Perché cel’abbiamo fatta da sole, poi finisce che un bel giorno smettiamo di piangere ed andiamo a dormire serene.

Dopo tutte queste elucubrazioni, che dire?
Io non so se lo voglio un fidanzato adesso.
Perché *so* come ti cambia la vita, come tutto appare diverso, come la priorità non è più un io ma un noi e la verità è che bisogna fare spazio. Uno spazio che al momento non ho e che sarei disposta a fare se trovassi uno davvero in technicolor (cit. Zit), che quelli grigìni sono solo mezzi per accontentarsi per un po’ e tamponare la fisiologica necessità d’addormentarsi a qualcuno che ci vuole perlomeno bene.
Che poi io l’ho capito come mai a Medicina si fidanzano tutti, e più vai verso la laurea e più tutti attorno a te sono fidanzati: è infinitamente comodo avere qualcuno che funga da punching-ball e coccolatore a ritmo continuo nella fase ultimi esami/tesi. Insomma, è anche inverno, non c’è niente di più automatico…
Ma io voglio la vita in technicolor, non posso prescinderne…
Che sia da sola piuttosto.
Con me.
Sempre.

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